venerdì 1 settembre 2023

Operazione di massima sicurezza

Un'operazione di massima sicurezza: Salvate Baby 

Dedicato a chi vuol scappare per cambiare vita


Aeroporto militare di Roma.
Ore 4.00 del mattino.
Anno 2037.
Giorno imprecisato.
Operazione top secret di massima sicurezza. 
Nome in codice: Operazione Baby.


Si alzano due elicotteri con a bordo 20 soldati del Servizio di Sicurezza Civile. Super-addestrati per operazioni speciali ad alta velocità. Solo 4 minuti di tempo questa volta. Oltre, scoppierebbe il finimondo. 
Direzione Napoli. 
Gli elicotteri sono equipaggiati con artiglieria a infrarossi ad alta precisione. Computer di bordo che rivela, con telecamere termografiche, gli spostamenti di umani all’interno di edifici. 

Nel frattempo quattro furgoni blindati e invisibili alle intercettazioni radar, sono partiti alla volta di località ignota nel napoletano. 
Piloti automatici conducono i furgoni. Programmati in massima segretezza dal sistema di sicurezza del S.S.C. (Servizio di Sicurezza Civile).
A bordo ci sono sessanta tiratori scelti. Tutti esperti di arti marziali e tecniche di autodifesa da guerriglia urbana. 

I furgoni arrivano in prossimità dell’obiettivo. Sono silenziosi perché funzionano a batteria. 
A 200 metri dall’obiettivo i tiratori scelti, in tute ignifughe e anti-proiettili, scendono dai furgoni per avvicinarsi all’obiettivo. 
Circondano man mano alcuni edifici della zona ad anelli concentrici. Dagli oculari elettronici degli elmetti comunicano alla centrale la loro distanza dall’ingresso di un edificio. 
Alcuni tengono sotto tiro tutti gli accessi dei palazzi vicini: finestre, balconi, portoni di ingresso, tombini. 
«Ce l’ho» è quel che ripetono ognuno di loro nel momento in cui puntano tutti gli accessi. 
Sessanta «ce l’ho» che il computer della centrale rileva anche se detto simultaneamente da tutti. 
Arriva il comando per l’inizio dell’operazione: «ORA!!!». 

Lungo delle cime scivolano dagli elicotteri i tipi del S.S.C. raggiungendo il tetto dell’edificio X. Alcuni fanno irruzione in alcune finestre di un’abitazione sfondando con i piedi i vetri. I primi rumori. Quello dei vetri infranti. 
Si accendono nell’isolato delle fotoelettriche che illuminano le facciate dei palazzi. Dai tombini scoppiano delle mine. 
Il gruppo di terra stringe ancor di più ad anello gli edifici presi di mira per intercettare gli abitanti “para-militari”. 

Stacco. Interno di abitazione. 
Quelli del S.S.C. entrati nell’abitazione X, svegliano la famiglia. Uno di loro si rivolge alla donna che è prima ad essere in piedi: 

«È lei la signora M.A.?» 
«Dio Dio mio!!! Chi siete? Che volete?» 
«Non faccia domande, siamo qui per salvarla e non c’è tempo. È lei?» 
«Sì» 
«Lei ha chiesto al Presidente di essere trasferita da qui con sua figlia oggetto di stupri. Questo è l’unico modo per farlo. Riunisca i suoi familiari, il minimo indispensabile che le serve e ci segua» 
«Dio Dio mio…» 
«Stia calma, andrà tutto bene» 
«Giggino!!! Prendi Giggino!!!», urla la donna alla ragazzina indicando il cagnolino che abbaia correndo per la casa.

Nel frattempo fuori è scoppiata una guerriglia. Piovono granate sul gruppo di terra. Mine che continuano a scoppiare dai tombini e dalle aiuole. I tiratori scelti mirano alle braccia e alle gambe dei dinamitardi. Nessun morto… 
Madre, figlia e cane vengono rifugiate in una capsula anti-proiettili legata a un elicottero. «Tirare!!!» ordina il militare. La capsula viene issata mentre da terra qualcuno spara su di essa e agli elicotteri che hanno dispositivi che neutralizzano i colpi. 

«LIBERARE LA ZONA!!!» è il comando che viene dato agli elicotteri e al gruppo di terra.

In lontananza si sentono sirene di ambulanze in arrivo. Braccia e gambe andranno curate in ospedale. Tutti i feriti piantonati 24 H fuori i reparti. 
Poi ci penserà la giustizia a loro. Tempo dell’operazione da «ORA!!!» a «LIBERATE LA ZONA»: 4 minuti esatti. 
Solo 20 feriti tra i "civili". Nessun morto.

M.A. e la figlia, dopo aver stazionato 48 ore in un commissariato per ascoltare la loro storia e raccogliere testimonianze, furono messe in sicurezza in località segreta sotto altra identità. 
La ragazza ebbe supporto psicologico per alcuni anni, studiò, vinse una borsa di studio come ricercatrice. Si sposò. 
Oggi vive felice con un bravo marito e due figli. 

Il rione X fu raso al suolo e ricostruito ex novo con nuovi impianti sportivi, laboratori didattici di fotografia, musica, teatro…, biblioteca e centri di supporto psicologico, sanitario gratuiti: tutto sponsorizzato da aziende eco-sostenibili. 
Gli abitanti pentiti e testimoni di legge, furono reintegrati lavorando per le suddette aziende. Sotto stretta vigilanza.

Altri stanno in carceri di massima sicurezza a scontare le loro pene.

© Marco Maraviglia